Ecco come la fisica relativistica è riuscita a definire e studiare, non solo teoricamente, questo particolare oggetto astrale (vedi Wikipedia):
"Nella relatività generale si definisce buco nero un corpo celeste estremamente denso, dotato di un'attrazione gravitazionale talmente elevata da non permettere l'allontanamento di alcunché dalla propria superficie.
Questa condizione si ottiene quando la velocità di fuga dalla sua superficie è superiore alla velocità della luce. Un corpo celeste con questa proprietà risulterebbe invisibile e la sua presenza potrebbe essere rilevata solo indirettamente, tramite gli effetti del suo intenso campo gravitazionale.
Fino ad oggi sono state raccolte numerose osservazioni astrofisiche che possono essere interpretate (anche se non univocamente) come indicazioni dell'effettiva esistenza di buchi neri nell'universo".
Nota: il termine buco nero è dovuto al fisico John Archibald Wheeler, in precedenza si parlava di dark star o black star.
È perciò possibile, attraverso la misura dei suoi effetti indiretti, dare un significato fisico ad un oggetto così particolare come il buco nero; non solo possiamo definirlo teoricamente (nonostante rimanga aperto il problema delle singolarità dove la curvatura dello spazio diventa infinita) ma si può anche determinare sperimentalmente la sua presenza invisibile e quindi associargli un significato fisico sia teorico che sperimentale.
Tutto ciò nei limiti dei dati raccolti fino ad oggi che comunque non sono ancora del tutto definitivi e univoci.
(Vedi anche il post "Il Monopolo magnetico... esiste?")
(Vedi anche il post "Il Monopolo magnetico... esiste?")
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