I) la legge di conservazione dell'energia relativistica;
II) la legge di conservazione della quantità di moto relativistica;
III) la legge di composizione relativistica delle velocità.
Supponiamo a questo scopo di avere due corpi di uguale massa m0 (quando vengono misurati in quiete) distanti tra di loro; immaginiamo che il primo corpo sia messo in moto con velocità v in rotta di collisione con il secondo (che è in quiete) lungo l'asse X.
Ipotizziamo inoltre che l'urto sia completamente anelastico: cioè dopo l'urto i due corpi si uniscono (in un sol corpo M) e viaggiano alla stessa velocità V.
Nota: per definire l'urto anelastico vedi "L'urto Elastico o Anelastico".
Possiamo perciò scrivere le due seguenti relazioni, dove m0 indica la massa in quiete mentre m è la massa in moto (che chiameremo relativistica) che ricordiamo sono poste in rotta di collisione.
Nota: si osservi che a priori non possiamo affermare che le due masse m0 e m sono uguali.
I) La prima relazione che scriviamo è vera per la conservazione della massa (o meglio, moltiplicando entrambi i termini dell'equazione per c2, per la conservazione dell'energia) dove M indica la massa complessiva dopo l'urto:
m+m0=M.
II) Mentre la seconda relazione vale per la conservazione della quantità di moto, dove V è la velocità di M dopo l'urto e v la velocità di m prima dell'urto (mentre m0 è in quiete):
mv=MV.
Nota: abbiamo implicitamente stabilito di scrivere la quantità di moto come p=(massa relativistica) x (velocità) ma si veda anche la penultima nota.Da queste due relazioni si ricava subito che mv=(m+m0)V da cui segue che
m(v-V)=m0V
e quindi si ottiene la seguente relazione tra il rapporto delle velocità e quello delle masse:
Nota: invece di esprimere p=mdx/dt è meglio scrivere p=m0dx/dτ dove m0 è la massa in quiete e τ è il tempo proprio della particella m0 dove vale la relazione: dτ/dt=(1-ß2)1/2 (vedi "La Dilatazione relativa del Tempo").
v/V=1+m0/m.
Si osservi però che essendo l'energia relativistica definita, a meno di un fattore c, come la massa m (essendo cioè E=mc2) si preferisce identificare con il termine massa del corpo quella definita in quiete m0 (vedi Wikipedia) che in effetti è un invariante relativistico (come mostreremo di seguito).
Ora chiediamoci cosa vede invece un osservatore in moto solidale con il corpo m (a velocità v lungo l'asse X): in questo caso il corpo m appare in quiete mentre è l'altro corpo a muoversi con velocità -v verso il primo corpo.
Perciò dopo l'urto (essendo la situazione del tutto simmetrica), la massa M si muoverà con velocità -V rispetto all'osservatore in moto.
Perciò dopo l'urto (essendo la situazione del tutto simmetrica), la massa M si muoverà con velocità -V rispetto all'osservatore in moto.
Per chiarire meglio la situazione si osservi che nel caso classico, la relazione tra le due velocità V e -V è data dalla composizione galileiana delle velocità:
-V=V-v
essendo v la velocità relativa tra i due riferimenti, dalla quale si ottiene
v/V=2
da cui sostituendo nella equazione sopra segue la relazione classica m=m0.
Nota: vedremo invece come nel caso relativistico risulti v/V≈2 solo se v<<c.
Nota: vedremo invece come nel caso relativistico risulti v/V≈2 solo se v<<c.
III) Utilizzando invece la relazione relativistica tra le velocità -V e V del corpo in moto M si può derivare come vedremo il rapporto relativistico v/V; tale relazione è infatti definita dalle Trasformazioni di Lorentz:
-V=(V-v)/(1-vV/ c2).
Nota: come anticipato sopra per v<<c si ottiene di nuovo la relazione classica -V=V-v.
Riscriviamo quindi l'equazione precedente (eliminando il denominatore) nella forma di una equazione di secondo grado:
(v/c2)V2-2V+v=0
la cui soluzione è (posto ß=v/c)*:
V=(c2/v)[1-(1-ß2)1/2]
dove abbiamo escluso la soluzione col segno positivo poiché avremmo V>c.
Infine da questa soluzione ricaviamo (moltiplicandola per 1/v) la relazione
v/V=ß2/[1-(1-ß2)1/2]
e quindi, dall'equazione prima ottenuta v/V=1+m0/m deduciamo (per sostituzione e dopo alcuni passaggi algebrici) la massa relativistica:
m=m0/(1-ß2)1/2
che perciò dipende dalla velocità relativa v dei due sistemi inerziali.Si osservi però che essendo l'energia relativistica definita, a meno di un fattore c, come la massa m (essendo cioè E=mc2) si preferisce identificare con il termine massa del corpo quella definita in quiete m0 (vedi Wikipedia) che in effetti è un invariante relativistico (come mostreremo di seguito).
Si elevi ora al quadrato la relazione precedente e si moltiplichino entrambi i termini per c4 da cui si ottiene (eliminando il denominatore):
m2c4-m2v2c2=m02c4
che possiamo riscrivere nella forma nota, forse la relazione più importante della relatività:
E2-p2c2=m02c4
essendo E=mc2 l'energia relativistica**, p=mv la quantità di moto relativistica e m0 la massa in quiete della particella, che quindi risulta indipendente dal sistema di riferimento (è un invariante relativistico)***.Nota: per altre considerazioni sulla precedente relazione vedi anche il post "Massa a riposo 'nulla'!"
(*) Ricordiamo che la soluzione generale di una equazione di secondo grado ax2+bx+c=0 è data da x=[-b±(b2-4ac)1/2]/2a; perciò nel nostro caso essendo (v/c2)V2-2V+v=0 risulta: V=(c2/v)[1±(1-ß2)1/2].
(**) L'energia totale relativistica E della particella è data, per ipotesi, dalla sua energia in quiete E0=m0c2 sommata all'energia cinetica Ec cioè E=m0c2+Ec. In questo modo dalla relazione E=mc2 si ricava subito la relazione classica (essendo 1/(1-ß2)1/2≈1+ß2/2+...):
Ec=mc2-m0c2=m0c2[1/(1-ß2)1/2-1]≈(1/2)m0v2 quando v<<c.
(***) Si noti infatti come la massa in quiete m0 sia deducibile da qualsiasi sistema di riferimento, una volta noti l'energia E e la quantità di moto p della particella in moto, senza dipendere dalla velocità relativa v.
Questo da te riportata e' una dimostrazione della "massa relativistica" che e' pero' non condivisa. Dovrei dire non accettata che forse e' la piu' esatta espressione ! forse ci risentiamo ciao per ora ....!
RispondiEliminaScusa cosa intendi con "non accettata"?? C'è forse qualche passaggio della dimostrazione che non condividi?
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